12 gennaio 2004
Prove di Borsa elettrica
Una sala operativa spoglia, di pochi metri quadri, con un grande tabellone elettronico alla parete e cinque computer su un bancone a ferro di cavallo. La Borsa elettrica parte in sottotono, ma segna una svolta radicale nel mercato italiano dell' energia: «D' ora in poi gli operatori avranno uno sbocco sicuro su cui contare per mettere in vendita la propria produzione, un mercato che premia il merito economico e quindi chi vende al prezzo più basso». Giorgio Szegö, di origine ungherese, presidente del Gestore del mercato elettrico e docente di Economia dei mercati finanziari alla Sapienza, è convinto della centralità della Borsa per dare una forte spinta agli investimenti nel settore dell' energia e non ha nessuna intenzione di tirare per le lunghe la fase sperimentale: «Fino alla fine del mese le contrattazioni saranno solo virtuali, in attesa che tutti gli operatori interessati si siano dotati degli strumenti per partecipare. Da febbraio cominceranno le vere offerte, seppure senza la partecipazione attiva della domanda, che resterà limitata al Gestore di rete e all' Acquirente unico, gli unici soggetti che non hanno bisogno di un deposito di garanzia per partecipare agli scambi. La partenza completa, con l' ammissione piena alle contrattazioni di tutti i soggetti liberalizzati, è prevista in primavera, entro il primo aprile, ma per quanto mi riguarda potremmo anche partire a febbraio. I nostri terminali sono già pienamente operativi». Per imparare a nuotare, commenta Szegö con filosofia, bisogna buttarsi in acqua: «Gli esercizi sul tappeto servono a niente». In realtà è chiaro a tutti che una Borsa non può arrivare alla piena funzionalità da un giorno all' altro. Un mercato organizzato su base volontaria come quello appena avviato in Italia (e come tutti i grandi mercati esteri dell' energia, dal Nord Pool scandinavo al Powernext francese), ha bisogno di tempo per guadagnarsi il favore degli operatori, dimostrando di essere il punto d' incontro più efficiente tra la domanda e l' offerta. «Il nostro obiettivo - spiega Szegö - è attrarre il maggior numero possibile di scambi nella nostra orbita, in modo da ridurre al massimo le differenze fra i due mercati, quello delle negoziazioni pubbliche e quello dei contratti bilaterali. Agli operatori offriremo anche un servizio di contratti bilaterali standardizzati, come ci è stato richiesto da molti produttori. Quando il prezzo dell' energia fissato in Borsa diventerà la stella polare a cui guarderanno tutti, anche chi contratta all' esterno, avremo vinto la nostra scommessa». Del resto, se davvero l' Acquirente unico sarà costretto ad approvvigionarsi in Borsa, i volumi verranno assicurati «per decreto»: questo nuovo soggetto, che dall' inizio dell' anno ha finalmente assunto le funzioni di garante della fornitura del mercato vincolato, cui fa capo circa la metà dei consumi nazionali, sarà un gigante da oltre 100 miliardi di chilovattora. Per adesso, l' energia destinata al mercato vincolato confluisce in un sistema dedicato di vendita, il cosiddetto Stove, che continuerà a funzionare fino alla partenza completa della Borsa elettrica, con alcune modifiche sostanziali introdotte dall' inizio dell' anno, tra cui l' obbligo di partecipazione per tutte le centrali di grandi dimensioni e la possibilità per l' Acquirente unico di usufruire dei benefici derivanti dalle importazioni di energia dall' estero a prezzi più convenienti rispetto alla produzione nazionale. Se anche l' Acquirente unico dovesse procurarsi solo l' 80 per cento del suo fabbisogno in Borsa, comunque, il suo peso si farà sentire sul lato della domanda. Dall' altro lato, quello dell' offerta, si farà invece sentire il peso dell' Enel, che malgrado le dismissioni resta ancora di gran lunga il principale produttore di energia in Italia. «Terremo d' occhio il ruolo dell' Enel, cercando di evitare che abusi della sua posizione dominante - precisa Szegö - ma non bisogna fasciarsi la testa prima di essersela rotta: in tutti i mercati che si aprono alla liberalizzazione bisogna fare i conti con un incumbent che nei primi tempi ha un peso schiacciante. Nella Borsa spagnola dell' energia hanno avuto lo stesso problema, di dimensioni ben superiori alle nostre. A mano a mano che si costruiranno nuove centrali la quota Enel sulla produzione nazionale calerà in percentuale e i rapporti di forza diventeranno più equilibrati». La Borsa, del resto, non è altro che uno specchio del mercato: se il mercato è molto concentrato l' avvio degli scambi non modificherà questo dato di fatto. Ma la negoziazione pubblica, chiamando a produrre le centrali a partire da quelle che praticano i prezzi più bassi, introdurrà un elemento di concorrenza dinamica che finirà per privilegiare gli impianti più efficienti e per comprimere il livello dei prezzi. Prima che questi effetti positivi si concretizzino nelle tasche degli utenti, però, ci vorrà tempo.
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