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27 giugno 2004

Liberalizzazione alla svolta

Con l'inizio di luglio anche in Italia, come nel resto d'Europa, la liberalizzazione del mercato elettrico è entrata nel vivo, ampliando il parco clienti liberi a tutte le partite Iva e lasciando nel mercato vincolato solo le utenze familiari. D'un balzo la platea dei consumatori che possono cambiare fornitore di energia è passata così da circa 150mila a 7 milioni di utenti. Il processo di liberalizzazione dei mercati energetici europei si basa su una decisone storica, adottata a Bruxelles il 25 novembre 2002, per preparare il terreno alla creazione del più vasto mercato al mondo dell’energia elettrica e del gas. L'accordo del 2002 - che ha fissato l'ultimo termine per l'avvio della concorrenza al 1° luglio 2004 per gli utenti industriali e al 1° luglio 2007 per quelli domestici - è il punto di arrivo di un lungo percorso, cominciato negli anni Novanta: la Commissione europea ha adottato una direttiva sull’elettricità nel ’96 e due anni dopo una sul gas. Grazie a questi strumenti giuridici, la maggior parte dei Paesi europei è arrivata alla scadenza dell'inizio di luglio già con un elevato grado di apertura del mercato. Attualmente, nell’Ue, sono liberalizzati in media i due terzi della domanda elettrica e circa l’80% della domanda di gas. L'Italia si colloca nella fascia intermedia per livello d'apertura, con Regno Unito e Paesi scandinavi già molto avanti nel processo e Francia e Grecia ancora molto indietro. Nel Regno Unito, considerato il benchmark europeo di tutte le liberalizzazioni, l'apertura del mercato elettrico è cominciata già negli anni Ottanta, con la privatizzazione in blocco di British Gas. Il mercato elettrico invece è stato privatizzato a settori: prima la produzione, poi la distribuzione e la vendita. Ma dopo lo "spezzatino" iniziale, ora è già ben avviata la fase della concentrazione. Delle 14 società di distribuzione uscite dalla privatizzazione non ne sono rimaste che sei, di cui la metà in mani estere. Delle società di vendita ne sono rimaste sette, su cui dominano i tedeschi con Eon e Rwe e i francesi di Edf, padroni anche di London Electricity. Dal 2001, quand'è partita la Borsa (chiamata Neta) a oggi il prezzo dell'energia all'ingrosso è crollato del 40% e per le utenze familiari le tariffe si sono ridotte del 20%. Da allora ad oggi il 40% delle famiglie ha cambiato fornitore. La situazione è del tutto antitetica in Francia, dove Edf e Gdf continuano a farla da padrone e il mercato è quasi impenetrabile agli stranieri (solo Electrabel e Vattenfall per ora sono riuscite a entrare, con quote molto basse). Nel mercato dell'elettricità, Edf ha l'80% della produzione e chiaramente le utenze familiari sono ancora vincolate, come in Italia. Anche sul mercato dei grandi consumatori industriali, il cambio di fornitore è molto modesto, attorno al 15%, quando in Italia già la metà ha cambiato fornitore e nel Regno Unito tutti. L'economia europea consuma il 15% dell'energia prodotta a livello globale, con una crescita media annua del 2% negli ultimi dieci anni. Si basa essenzialmente sui combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale), che rappresentano oltre la metà del suo consumo totale, di cui circa due terzi sono importati. L'offerta interna di energia, dove il nucleare è la voce più consistente, copre appena la metà del fabbisogno. In Italia, dove i combustibili fossili coprono i quattro quinti dei consumi e manca completamente il nucleare, la dipendenza dall'estero supera l'80% del fabbisogno. Ma alla lunga, con lo sviluppo di un mercato europeo integrato, queste differenze interne dovrebbero smussarsi. La presenza di un grande mercato Ue darà un notevole contributo alla sicurezza dell’approvvigionamento, a condizione di migliorare l’attuale infrastruttura di rete e di creare un numero sufficiente d'interconnessioni fra le varie reti nazionali, oltre a stabilire regole chiare per gli scambi transfrontalieri. Nell'accordo del 2002 sono state già tracciate le linee-guida per l’integrazione del mercato, in base alle quali almeno il 10% della capacità delle reti nazionali dev'essere interconnessa. Scopo del regolamento è arrivare a un approccio armonizzato tra vari i Gestori di rete, in materia di tariffe di accesso alle reti, mediante un sistema di compensazione per i flussi transfrontalieri di energia elettrica e attraverso un meccanismo armonizzato di definizione dei corrispettivi di accesso, non correlati alla distanza. Per far crescere entro il 2005 l'interconnessione al 10%, la decisione identifica 12 assi di progetti prioritari d'interesse europeo, di cui 7 nel campo delle reti elettriche (tra questi il rafforzamento delle interconnessioni dell’Italia con la Francia, l’Austria, la Slovenia e la Svizzera) e 5 nel campo delle reti del gas (tra i quali la costruzione di gasdotti dall’Algeria alla Spagna, alla Francia e all’Italia) e fornisce l’elenco aggiornato dei progetti d'interesse comune che possono accedere al finanziamento Ten, così com'è stato fatto per le reti ferroviarie. Tra questi: la linea S.Fiorano-Robbia (Italia-Svizzera); il collegamento tra Cordignano e Lienz (Italia-Austria); lo studio per una nuova linea d'interconnessione tra l’Italia e la Slovenia; la proposta avanzata al gestore francese per una nuova interconnessione tra l’Italia e la Francia; il cavo sottomarino con la Sardegna e il collegamento tra la Calabria e la Sicilia.

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