Nella battaglia contro l'effetto serra, l'Italia ha già una schiera di vincitori: da Aosta a Siena, da Rimini a Jesolo, da Cavriago a Laigueglia, tutte amministrazioni locali che hanno ottenuto una certificazione ambientale riconosciuta a livello europeo, con cui si attesta il loro spiccato impegno sul fronte dello sviluppo sostenibile. Negli enti locali certificati, in tutto una quarantina di Comuni e Provincie, vivono un milione e mezzo di fortunati italiani, che si godono il talento dei propri amministratori nella raccolta differenziata dei rifiuti, nell'ottimizzazione delle risorse idriche, nella prevenzione del dissesto geologico, ma soprattutto nella generazione di energia da fonti rinnovabili. La loro associazione si chiama Qualitambiente ed è presieduta da Maurizio Caranza, ex sindaco del primo Comune europeo a ottenere una certificazione ambientale: Varese Ligure. Oggi Maurizio Caranza è l'assessore all'Ambiente di Varese Ligure, il borgo rurale più virtuoso dell'Unione europea. In dieci anni il Comune dell'entroterra spezzino, che attinge il proprio fabbisogno energetico unicamente da fonti rinnovabili, ha fermato lo spopolamento, triplicato il turismo, creato 140 nuovi posti di lavoro, raggiunto il 95% di agricoltura biologica ed è diventato il simbolo di una Liguria "pulita" che cerca d'invertire la rotta dopo anni caratterizzati da una disordinata crescita turistica e urbanistica. "Varese Ligure era un paese che stava morendo, ora è risorto", spiega Caranza, che pochi mesi fa ha ricevuto a Berlino dalle mani della commissaria Loyola De Palacio il premio dell'Unione europea Promote 100, riservato al comune rurale europeo che ha eseguito il più completo e originale progetto di sviluppo sostenibile. La storia recente del borgo spezzino, dove gli abitanti vivono sparsi in 27 frazioni dediti a pastorizia, agricoltura, commercio e turismo, è segnata da premi e certificazioni: Iso 14001, Emas e Promote 100 i più recenti. "Dieci anni fa - racconta Caranza - Varese non lo conoscevano neppure alla Spezia, era destinato a morire per spopolamento. Ci siamo dati da fare e puntando tutto sull'ambiente abbiamo ribaltato la situazione. Oggi la popolazione è stabile, con 15 nascite l'anno, e c'è anzi un piccolo afflusso di famiglie e aziende agricole attirate dall'aria buona e dalla natura incontaminata. Il turismo vive 6 mesi su 12, produciamo latticini, carne e verdure in eccedenza, tutto rigorosamente biologico". Per di più oggi Varese Ligure detiene anche il record di "supernonni": sono otto gli anziani di età compresa tra i 100 e i 103 anni e ben trenta quelli che oscillano tra i 90 e i 100, su un totale di 2.400 abitanti. Da qui i riflettori puntati sul borgo dell'alta Val di Vara da parte dei ricercatori dell'università di Bologna impegnati, per conto della Commissione Europea, in uno studio su undici paesi dell’Unione con alto tasso di longevi. L’immunologo Claudio Franceschi, che sta studiando i supernonni varesini, ritiene che la longevità sia determinata per il 75% dall’ambiente e per il 25% da fattori genetici.E qui l'ambiente è davvero ideale per vivere a lungo. Oggi Varese Ligure produce 4 milioni di Kw con due generatori eolici e ne sta installando altri due per raddoppiare le capacità dell'impianto. Un sistema fotovoltaico produce altri 23.000 Kw. E tutte insieme le installazioni consentono un taglio alle emissioni di ben 9,6 tonnellate di anidride carbonica. Solo l'impianto eolico fa risparmiare 8 tonnellate di anidride carbonica (presto saranno raddoppiate). "Inoltre con l'eolico - spiega Caranza - guadagnamo 30.000 euro l'anno grazie a un accordo con l'azienda pubblica Acam che gestisce l'impianto". Tutta la popolazione è coinvolta in questa sorta di esperimento virtuoso: i negozi, le locande, le piccole aziende e le cooperative hanno tutte la certificazione ambientale di qualità. Facendo gioco di squadra sotto l'attenta regia di Caranza, il paese ha così ridotto la produzione di rifiuti a 350 kg a testa contro i 530 di media della provincia, e ha incrementato la raccolta differenziata fino al 25% del totale. Inoltre 1.600 ettari di terre sono dedicati alla produzione biologica di carni e latticini, grazie all'allevamento di 2000 capi tra bovini e caprini. "Sono stato fortunato - racconta Caranza - perché da quando abbiamo ottenuto i primi risultati, tutti hanno cominciato a cercarmi per fare da cavia, dalla Regione al ministero dell'Ambiente. Abbiamo sperimentato il biologico, varie raccolte differenziate di rifiuti, il risparmio energetico, la produzione di energia da fonti rinnovabili". E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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