21 novembre 2005
Eni, la nuova strategia di Scaroni
Nulla sarà più come prima. Il punto di svolta, per l' Eni di Paolo Scaroni, è il caso Gazprom. La lezione del brutto accordo russo - firmato in maggio dal direttore della divisione Gas & Power Luciano Sgubini, disfatto in ottobre con un blitz a Mosca da Scaroni in persona e riproposto in questi giorni in veste «ripulita», come Scaroni ha anticipato settimana scorsa nel «memorandum»in Turchia - porterà a San Donato una nuova politica del gas e nei prossimi mesi anche un avvicendamento al vertice fra Sgubini e Vincenzo Cannatelli, che ha lasciato la guida del mercato e del gas in Enel. Le mosse di Scaroni, che con il suo gesto ha dato corpo alla svolta, puntano tutte nella stessa direzione: allargare la torta del gas ad altri mercati di sbocco piuttosto che combattere, come si è fatto fino a oggi, per mantenere a tutti i costi il monopolio assoluto sul mercato italiano, controllando i rubinetti d' entrata per non far arrivare troppo metano. L' inversione di rotta comporterà un progressivo sbottigliamento dell' import, fino a trasformare l' Italia in un hub del gas europeo, com' era l' Olanda prima che i giacimenti nel Mare del Nord fossero sfiatati, e com' è oggi la Svizzera per il mercato elettrico continentale. A pilotare la svolta, secondo voci sempre più insistenti, dovrebbe essere proprio Cannatelli, che ha guidato fino a pochi giorni fa la scelta espansiva di Enel nel gas, trasformando l' ex monopolista elettrico nel secondo operatore del metano in Italia, con l' 11% del mercato. Le condizioni per saltare sul treno dell' export di gas ci sono tutte: il fabbisogno di metano in Europa sta crescendo rapidamente, di pari passo con la proliferazione di centrali elettriche a gas, e il Belpaese è piazzato proprio in mezzo al Mediterraneo, in posizione strategica di raccordo fra l' Europa continentale e i giacimenti di gas del Nord Africa e dell' Asia Centrale. Due metanodotti, più altri due in costruzione, ci collegano alla sponda sud del Mediterraneo, e altri due si dipartono a nord verso Russia e Olanda. Al centro della ragnatela, l' Italia può diventare il punto privilegiato d' interscambio, agendo sulle leve dell' import e dell' export a seconda delle convenienze. In questo quadro l' alleanza con Gazprom - rafforzata dal preaccordo in via di definizione, che allarga la collaborazione anche al petrolio - è altamente strategica: il Tag, infatti, attraversa tutto il Centro Europa e basterebbe mettersi d' accordo con i russi per piazzare insieme un po' del loro gas nei mercati intermedi, cammin facendo. Ma Scaroni non si accontenta dei tubi: «L' Italia - ha detto recentemente - si liberi dalla dipendenza dalle pipeline», costruendo impianti di rigassificazione per il gas naturale liquefatto (Gnl). Anche questa è una novità: dagli anni ' 60, quando è stato costruito il terminale di Panigaglia, l' Eni si è tenuta alla larga dai rigassificatori, considerati veicoli di concorrenza su un mercato in cui l' offerta doveva rimanere contenuta per non rischiare di abbattere i prezzi. Che cos' è successo nel frattempo? Sotto la guida di Vittorio Mincato, l' Eni è diventata la sesta potenza petrolifera mondiale e ha aumentato il suo output del 70% a 1,8 milioni di barili (olio e gas) al giorno. E d' ora in poi, con il caro greggio che manda i prezzi in orbita, crescere ai ritmi del passato sarà complicato. Perciò Scaroni preferisce aprire a nuovi orizzonti.
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