27 febbraio 2006
Il videogioco sconfina in libreria
L'ultima moda dell'intrattenimento digitale? Sconfinare, saltare il fosso, sfuggire al video e insinuarsi nella vita vera. Pare di sentire un antico grido di guerra: contenuti digitali unitevi! E a ranghi compatti i Sam Fisher e Lara Croft di videogiocosa memoria escono dall'universo virtuale per invadere il nostro mondo.
Prima c'è stato EverQuest, con i suoi intrecci fra gioco e vita vera giunti al punto tale da poter vendere a caro prezzo su eBay gli avatar più talentuosi e altri beni del tutto immateriali, mettendo in moto un mercato secondario stimato attorno agli 800 milioni di dollari l'anno. Ma questo era solo l'inizio. I caratteri dei videogiochi ormai invadono tutto: dalle piattaforme mediatiche più antiche, come la carta stampata, alle più moderne come i concerti rock. L'importante è che la storia funzioni. Del resto c'è poco da stupirsi: è naturale che un mondo capace di generare - solo negli Stati Uniti - un giro d'affari da 10 miliardi di dollari l'anno (nel 2005, tanto per fare un paragone, le vendite dei biglietti di cinema negli Usa non hanno superato i 9 miliardi e mezzo) finisca per invadere altri mondi contigui.
Prendiamo, per l'appunto, il cinema. Diversi grandi film d'azione usciti in anni recenti, da Matrix a Spider Man, hanno un corrispondente videogame, modellato sullo stile pittorico del film. Ma è la prima volta che un grande regista si butta su un gioco per trarne un film: Peter Jackson, autore del Signore degli Anelli e di King Kong, è stato reclutato dalla Universal Pictures per concepire una pellicola basata su un videogame fra i più diffusi e apprezzati, Halo. Jackson, lui stesso un appassionato giocatore di Halo, vuole riprodurre nei suoi sudios in Nuova Zelanda le apocalittiche battaglie che oppongono Master Chief alla potente alleanza di alieni decisa a distruggere la razza umana. "Cercavamo qualcuno appassionato dell'universo di Halo quanto Jackson lo è stato della Terra di Mezzo di Tolkien", dicono alla Microsoft, che ha prodotto il gioco e parteciperà al 10% dei guadagni del film. Nessuno dubita che sarà un successo, con un pezzo da novanta come Jackson, maestro di scontri epici: l'arrivo nelle sale è previsto per l'anno prossimo.
Così come Andy a Larry Wachowski, che hanno diretto sia Matrix sia i videogiochi tratti dal film, Jackson è uno degli autori più adatti a funzionare in tutti e due i mondi. Non a caso anche il suo King Kong è stato riversato in un videgame, prodotto da una casa europea, la Ubisoft di Montpellier. Con i suoi 44 anni, il regista neozelandese fa parte di una generazione cresciuta a pane e videogiochi. E non è il solo. Electronic Arts, il numero uno del settore, ha appena annunciato che Steven Spielberg si sta mettendo al lavoro per sviluppare tre giochi, poi destinati a migrare sul grande schermo. Un'evoluzione non da poco per un'industria che di solito aveva lasciato lo sviluppo di questi mondi a dei programmatori con un buon talento creativo, mai a grandi nomi della celluloide.
Ma se l'intrattenimento digitale e il cinema sono due mondi contigui, che si sovrappongono con una certa facilità, l'invasione della carta stampata lascia ben più interdetti. Eppure basta entrare in una grande libreria americana per rendersi conto che ormai gli scaffali sono pieni di romanzi incentrati sui protagonisti di noti videogiochi, che improvvisamente si arricchiscono di nuove passioni del tutto sconosciute anche ai giocatori più avidi. Si scopre così che Sam Fisher, eroe di Splinter Cell, ha 47 anni ed è innamorato della sua istruttrice di arti marziali, che Lara Croft lotta contro il sessismo dei suoi compagni in "The Amulet of Power" e Master Chief ha spesso paura in battaglia ma non lo dà a vedere in "The Fall of Reach". Per chi passa molto tempo a giocare, dicono, non manca una sensazione di straniamento: di solito il giocatore s'identifica nel protagonista e leggere nel libro quali sono le sue emozioni può risultare davvero curioso. Il romanzo su Resident Evil, poi, porta addirittura lo stesso nome del gioco, che a sua volta era tratto da un film. E qui il cerchio della convergenza si chiude.
Senza contare le variazioni collaterali, ad esempio nel mondo della musica. Nobuo Uematsi, autore della colonna sonora di Final Fantasy, si è prodotto in un arrangiamento rock, con la sua band The Black Mages, che spopola in Giappone e ora sta cominciando a diffondersi anche negli Stati Uniti, tanto che il gruppo è già stato invitato per una serie di concerti. Tommy Tallarico, un altro musicista autore di colonne sonore di videogiochi, ha girato gli Stati Uniti quest'estate con un tour in 25 tappe, chiamato Video Games Live. E altri, presumibilmente, ne verranno.
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