13 marzo 2006
Scorie nucleari in viaggio verso Parigi
Tutte le strade portano a Parigi. Dopo Edison ed Enel, ora è la volta delle scorie nucleari italiane: 235 tonnellate di materiale fissile irraggiato, eredità di una stagione nucleare durata trent' anni e finita nel lontano ' 87. Da allora a oggi, l' Italia non ha ancora trovato l' occasione per risolvere il problema e ha finito per stoccare il materiale da «riprocessare» in vari depositi, sparsi fra le quattro centrali ferme di Trino, Caorso, Latina e Garigliano e gli altri impianti che facevano parte del ciclo del combustibile: l' Eurex di Saluggia, le Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo, l' Opec e il Plutonio della Casaccia e l' Itrec della Trisaia. Da qui, le scorie devono essere spedite all' estero per il procedimento che ne riduce la pericolosità, e poi riportate in Italia per stoccarle definitivamente in un deposito nazionale che non abbiamo: il sito individuato a Scanzano Jonico, infatti, è stato abbandonato nel 2004 in seguito alla rivolta dei locali e non ne sono stati indicati altri. Alla gara indetta dalla Sogin (la società pubblica del nucleare creata da una costola dell' Enel) oltre un anno fa per mettere in palio una commessa da circa 300 milioni di euro, partecipano solo due contendenti: la francese Cogema, con un gigantesco stabilimento sulla punta estrema della Normandia, e l' inglese British Nuclear Fuel Limited con l' impianto di Sellafield, che s' affaccia sul canale d' Irlanda. Al momento attuale non ci sono altri stabilimenti al mondo che svolgano questo tipo di servizio, anche se il governo italiano ha tentato a lungo di mettersi d' accordo con Mosca per il riprocessamento e lo stoccaggio permanente dei rifiuti in Russia, senza riuscirci. L' esito ufficiale della competizione non è ancora stato comunicato, ma dalle recenti dichiarazioni del ministro Claudio Scajola sembra di poter dire con certezza che i francesi hanno vinto l' appalto. «Le scorie nucleari - ha detto Scajola - le daremo in gestione ai francesi ancora per parecchi anni». E poi: «L' accordo con la Francia per la gestione delle scorie era uno dei dossier dell' incontro (con il ministro Francois Loos, ) che ho dovuto disdire» dopo l' annuncio della fusione Suez-Gaz de France. Nella partita energetica Italia-Francia, dunque, sono rientrate anche le scorie. Non a caso: il nucleare svolge un ruolo centrale - anche se clandestino - in questo braccio di ferro, poiché la prospettiva di un ritorno dell' Italia nel circolo atomico poggia quasi esclusivamente sulla partecipazione di Enel alla realizzazione del nuovo reattore Epr (European Pressurized Reactor) che si sta avviando a Flamanville, sempre in Normandia. Dal progetto franco-tedesco - un investimento di tre miliardi di euro - dovrà uscire nel giro di cinque anni un reattore di terza generazione destinato a diventare il nuovo standard europeo in materia di energia atomica. La partecipazione dell' Enel al progetto, prevista al 12,5% dagli accordi preliminari, dev' essere finalizzata in questi giorni: fonti interne alla compagnia guidata da Fulvio Conti danno fine marzo come data realistica per la firma definitiva. Ma non è sfuggito agli osservatori un riferimento del presidente di Edf, Pierre Gadonneix, che nell' impeto della battaglia su Suez ha minacciato di farla slittare di nuovo. Alla faccia dello sblocco dei diritti di voto di Edf in Edison, già avvenuto nel maggio scorso, che avrebbe dovuto portare «contestualmente» all' ingresso di Enel nel progetto Epr e sul mercato francese dell' energia. D' altra parte l' estrema debolezza italiana sul fronte nucleare è chiara a tutti. Il patrimonio di competenze di un' industria un tempo fiorente oggi è confluito nella Sogin, che con 800 dipendenti e un ricco budget finanziato dalle bollette elettriche non svolge più solo il compito di guardiana dei pericolosi detriti, ma anche un ruolo attivo nello smantellamento d' impianti nucleari all' estero, soprattutto Est Europa. Proprio in questo contesto, la società guidata dal generale Carlo Jean (ex consigliere militare di Cossiga e collega alla Luiss di Antonio Martino), ha avuto uno scontro non da poco con l' Autorità per l' Energia che le contesta i 4,8 milioni di euro spesi per l' apertura di una sfavillante sede a Mosca. Lo scandalo sulle spese portato qualche cambio al vertice, ma il nuovo ad Giuseppe Nucci non ha fatto in tempo a mettere giù la borsa che già la Sogin era coinvolta in un altro guaio: stavolta si parla di assunzioni partigiane, dal figlio di Antonio Baldassarri alla nuora di Gustavo Selva, passando per una lunga serie di parenti di politici della Cdl. Tutte le raccomandazioni sono documentate dal senatore Ds Aleandro Longhi in quattro interrogazioni rivolte al ministro dell' Economia. Le scorie nucleari italiane sono in queste mani.
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