20 marzo 2006
Tenaglia Gazprom-Sonatrach, in mezzo ci siamo noi
Con una mano firma un memorandum di vasto respiro insieme all' Eni per aprirsi un varco diretto nel mercato italiano del gas, con l' altra si allea alla compagnia petrolifera algerina Sonatrach, storica partner dell' Eni nel sistema di gasdotti Transmed. Le mosse del colosso russo Gazprom, che stanno per arrivare a maturazione quasi contemporaneamente sui due fronti - forse già venerdì prossimo con l' Eni e in aprile con Sonatrach - provocano una certa inquietudine ai piani alti del cane a sei zampe. Dalle prime indiscrezioni che circolano fra gli operatori dopo la visita lampo di Vladimir Putin al suo omologo Abdelaziz Bouteflika, infatti, Sonatrach avrebbe in mente di cedere a Gazprom una quota della sua partecipazione in Galsi, il nuovo gasdotto in via di realizzazione fra l' Algeria e l' Italia (con tappa in Sardegna), di cui possiede il 36%. Galsi - che oltre a Sonatrach vede nella sua composizione societaria Edison, Enel, Wintershall (braccio petrolifero di Basf), Hera e due società della Regione Sardegna - è il primo metanodotto non controllato dall' Eni che approderà sul territorio italiano. Dal 2009 ci porterà 10 miliardi di metri cubi di gas maghrebino, con una condotta sottomarina fra il porto algerino di El Kala e le coste meridionali sarde, completata da un' altra bretella fra Olbia e Piombino. E Sonatrach ha già firmato accordi di fornitura con una dozzina di operatori italiani, fra cui Edison per 4 miliardi di metri cubi e la Regione Sardegna per 2. Tutti gli altri tubi che portano gas in Italia sono controllati dall' Eni: a metà il Tenp che viene dall' Olanda, al 90% il Tag che viene dalla Russia e al 50% con Sonatrach il Transmed, che attraversa il Canale di Sicilia per portarci il metano algerino. Se ora Gazprom s' inserisce in questa rete anche da Sud, subentrando del tutto o in parte a Sonatrach nella composizione societaria di Galsi, l' Italia sarà stretta in una morsa poco piacevole: la Russia e l' Algeria ci forniscono il 70% del nostro fabbisogno di gas. Se si mettono insieme, siamo all' «Opec del gas» paventata da Paolo Scaroni. Inoltre Gazprom si porrà contemporaneamente come alleato di vasto respiro di Eni e come concorrente sul suo stesso territorio, andando a braccetto con un suo vecchio partner. Negli accordi in via di finalizzazione con il cane a sei zampe, il colosso russo punta a ottenere una partecipazione in Enipower, il braccio elettrico della compagnia petrolifera italiana. In questo modo avrà, da un lato, accesso diretto al mercato, costituito dalle centrali elettriche di Enipower che vanno a gas, mentre, dall' altro, controllerà l' approvvigionamento da Nord in quanto produttore e da Sud in quanto distributore. Niente di male, dicono all' Eni, fintantoché le contropartite in termini di accesso ai giacimenti russi sono corrette, gli accordi chiari e le forze in campo equilibrate. «Che cosa accadrebbe - si è chiesto più volte Scaroni - se Gazprom invece dell' Eni si trovasse a trattare con una piccola municipalizzata italiana?» Ma la partnership fra Aleksej Miller, capo di Gazprom, e Paolo Scaroni resta comunque gravemente squilibrata. Come ammesso più volte dallo stesso Scaroni, al momento attuale «il mercato è in mano a chi vende e non a chi compra». L' asse Sonatrach-Gazprom è un patto fra produttori, con ricadute potenzialmente gravissime. Dall' incontro fra i due capi azienda, Mohamed Meziane e Aleksej Miller, è emerso l' interesse di Sonatrach per il gas naturale liquefatto russo: la società algerina punterebbe a costruire un terminale di liquefazione nel Baltico. Gazprom, insieme a Lukoil, potrà invece partecipare a grandi progetti di sviluppo delle reti distributive del gas e del greggio in Algeria e verso Paesi terzi, come il gasdotto verso la Sardegna o quello verso la Spagna, via Marocco. Sui temi trattati per ora regna il massimo riserbo, ma non è escluso che fra i due si arrivi anche ad un' intesa per spuntare prezzi migliori sui mercati di sbocco, in Europa o negli Stati Uniti. E fra gli operatori del settore già si parla di un pericoloso oligopolio. Tenendo anche conto del recente accordo Mosca-Berlino per il gasdotto del Nord, il disegno strategico del colosso russo che custodisce un quarto delle riserve mondiali di gas, si dimostra a tutto campo. L' Eni, volente o nolente, deve per forza partecipare al grande gioco.
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