La partita dell' energia ormai è una partita globale. Per Andrea Gilardoni, direttore del master in Economia e gestione dei servizi di pubblica utilità della Bocconi, il problema della dimensione d' impresa delle utilities va visto in una prospettiva europea. «Da un lato - dice - bisogna accelerare il processo d' internazionalizzazione delle imprese italiane dell' energia, dall' altro favorire l' aggregazione interna fra gruppi di utilities per consentire la formazione di quattro o cinque poli capaci di competere fra loro». Il che non esclude, naturalmente, l' apertura del mercato italiano a soggetti stranieri. «La presenza di operatori internazionali è una preziosa opportunità per arricchire il sistema nazionale da molti punti di vista, tecnologici, finanziari e di approvvigionamento - dice Gilardoni -. Anche se, data la strategicità della materia energetica, questa presenza non dovrebbe mai diventare ragione di eccessiva dipendenza e perdita di autonomia». L' internazionalizzazione, quindi, è in cima all' agenda: «Con tutto il rispetto per l' importanza del libero mercato - fa notare Gilardoni - il ruolo del governo non va sottovalutato in questo campo: in tema di approvvigionamento è stato nel passato, ed è ancora oggi, decisivo. Non bisogna dimenticare, infatti, che in molti Paesi sono le compagnie di Stato a gestire le risorse energetiche. E ciò impone delle considerazioni di carattere più generale sul ruolo fondamentale della diplomazia». Di conseguenza non è pensabile, secondo Gilardoni, una completa privatizzazione di Eni ed Enel, né un ulteriore smagrimento dei due «campioni nazionali»: tranne per quanto riguarda Snam Rete Gas, che andrebbe scorporata dall' Eni per renderla neutrale come Terna. «Basta guardare che cos' è successo in questi giorni con la questione Suez, o durante l' inverno con i problemi di approvvigionamento del gas dalla Russia, per capire che Enel ed Eni devono andare nel mondo con alle spalle un governo ben deciso a sostenerle». D' altra parte, il governo dovrebbe avviare una politica capace di facilitare la crescita della competizione interna, favorendo le aggregazioni. «Un processo in questo senso è già bene avviato, con le aggregazioni nel Nord, attorno ad Aem Milano e a Hera, ma bisognerebbe allargare il raggio d' azione, creare concentrazioni più vaste». La strada per accelerare il processo di aggregazione non passa tanto attraverso un sistema di incentivazione diretta - precisa Gilardoni - bensì attraverso la rimozione di circostanze che, di fatto, scoraggiano l' accorpamento. «Utilizzando, ad esempio, il sistema delle gare per l' affidamento della distribuzione locale, e rafforzando l' obbligo di condizioni minime di sicurezza e qualità del servizio, si porta automaticamente le società più piccole a unirsi per sfruttare le economie di scala. Nella pratica, per una piccola società è spesso difficile ottemperare in maniera rigorosa a tutti gli obblighi su sicurezza e qualità. Già oggi si vedono gli effetti dei controlli dell' Autorità: una costante pressione del regolatore in questo senso ha l' effetto di spingere le società ad aggregarsi e a diventare più efficienti».
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