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5 maggio 2008

Acea, le aggregazioni e la variabile Suez

Acea, la multiutility romana, è nel mirino del nuovo inquilino del Campidoglio. Con 2,58 miliardi di ricavi netti sui 4,3 miliardi complessivi del gruppo Comune di Roma, Acea è la più grande delle società di cui Gianni Alemanno è diventato principale azionista. «Faremo un monitoraggio attento dei cda, perché molte cose non vanno», ha avvertito il nuovo sindaco il giorno stesso dell' elezione. E fra le «cose» che non vanno, aveva probabilmente in mente diversi nomi. Come quelli del presidente di Acea Fabiano Fabiani, colonna storica dell' Iri, o dei consiglieri Luigi Spaventa, ex presidente della Consob, Piero Giarda, ex sottosegretario al Tesoro, e Luisa Torchia, docente universitaria e consulente della presidenza del Consiglio. Insieme all' amministratore delegato Andrea Mangoni e ai due rappresentanti del gruppo Suez (azionista all' 8,6%), i quattro formano il cda della multiutility. E fanno parte di quel «sistema di potere» di centrosinistra di cui ora Alemanno invoca la caduta. Dopo le sue dichiarazioni combattive, non è pensabile che il neo-sindaco attenda la fine del loro mandato, in scadenza fra due anni, prima di intervenire. Per Acea, una società quotata che sta cercando con fatica d' inserirsi nei processi di aggregazione in atto sul mercato italiano delle ex-municipalizzate, non sarà una transizione facile. Il percorso già accidentato verso l' alleanza con Hera si presenta oggi ancora più complicato: la vittoria della destra rischia infatti di spezzare il rapporto privilegiato instauratosi con l' amministrazione bolognese. Hera, che aveva già proposto un «quadrilatero» coinvolgendo anche Iride ed Enìa (altre amministrazioni di sinistra), ora potrebbe ritirarsi dal dialogo con la multiutility capitolina. È difficile vedere Sergio Cofferati, Marta Vincenzi e Sergio Chiamparino concordare alleanze strategiche con Gianni Alemanno. Per non parlare dei partner emiliani. Il numero uno Andrea Mangoni, da parte sua, non ha fretta: definisce quest' alleanza «un' opportunità», aggiungendo però che «non la cercheremo a tutti i costi». La partnership con il gruppo Suez - che oltre a essere azionista della capogruppo è anche socio al 40% nella joint venture per l' energia Acea-Electrabel - dà ad Acea già molte soddisfazioni, in particolare ora che la fusione di Suez con Gas de France consentirà all' ex municipalizzata romana di rafforzare l' operatività nella commercializzazione del gas. Dopo la fusione, prevista entro l' autunno, saranno messe a fattor comune le attività che Acea-Electrabel e GdF hanno in Italia. Si tratta, in sostanza, di incamerare il quarto operatore italiano nella vendita di gas, il che consentirà di aumentare il peso degli asset nei negoziati per un' aggregazione. Nel frattempo Acea si trova nel bel mezzo di un corposo processo di espansione verso le aree limitrofe della Toscana, la regione più campanilistica e meno attiva nei processi di aggregazione in corso. Ma nel comparto dell' acqua qualcosa si sta sbloccando. Nella riforma dei servizi pubblici locali appena varata dalla giunta regionale è compreso il via libera alla nascita del secondo operatore italiano nei servizi idrici integrati (dopo Acea che ha 10 milioni di clienti), con la fusione dei tre gestori che servono 2 milioni e mezzo di abitanti tra Firenze, Prato, Pistoia, Pisa, Siena e Grosseto, in cui Acea avrà una quota tra il 40% e il 45%. È il primo caso di aggregazione industriale fra i servizi pubblici che si verifica da queste parti e Acea è saldamente piantata al centro del processo, con la prospettiva di partecipare a movimenti analoghi anche sul fronte del gas. Al di là delle possibili aggregazioni, l' acqua e la termovalorizzazione sono i due business che guideranno le strategie di crescita di Acea nei prossimi anni: il piano di sviluppo fino al 2012 prevede 939 milioni di investimenti nel ciclo idrico e 426 milioni nei termovalorizzatori, di cui in Centro Italia c' è sempre più bisogno.

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