25 febbraio 2009
Biologia sintetica, da Bologna a Boston
Nel primo weekend di novembre, smaltito Halloween, il campus del Mit si riempie di una folla colorata, proveniente da tutto il mondo. Sono i ragazzi dell'iGem, che mettono a confronto le loro Genetically Engineered Machines, circuiti molecolari costruiti ricombinando materiale genetico clonato, per ottenere funzioni utili all'uomo, che non sono presenti in natura. L'ultima volta erano oltre 800 da 21 Paesi diversi e ognuno di loro aveva addosso una delle 84 t-shirt, con il logo della propria università, che definiscono i team in competizione. Tra quelle 84 magliette, c'erano anche Bologna e Pavia. Ma quest'anno gli organizzatori dell'iGem contano su una partecipazione molto più vasta, infatti le iscrizioni sono già aperte, da ieri.
"Per costruire i circuiti biologici da mettere in gara si lavora parecchio e soprattutto d'estate", spiega Silvio Cavalcanti, professore di bioingegneria elettronica e informatica all'università di Bologna, che fin dal 2006 guida il team degli studenti bolognesi al concorso. "In primavera riceviamo il kit di materiale genetico da mettere assieme – aggiunge Cavalcanti - poi il lavoro comincia a giugno e termina a ottobre. Per tutto il tempo bisogna documentare passo passo ogni sviluppo nel wiki che ci viene assegnato. Questa documentazione è determinante per il piazzamento finale”. Nel 2007, il suo team ha vinto una medaglia d'oro nella categoria Foundational Research. L'anno scorso, gli 11 ragazzi di Bologna sono arrivati sul podio per la categoria Experimental Measurement, costruendo un flip-flop biologico - simile ai circuiti utilizzati nell'elettronica come dispositivi di memoria elementare -con una colonia di batteri Escherichia coli geneticamente modificati.
Tutti i dispositivi che escono dal concorso vanno ad arricchire la banca del Mit (Registry of Standard Biological Parts), costruita dal “padre” della biologia sintetica, Tom Knight, inventore del concetto di BioBricks, cioè parti standardizzate di Dna, da utilizzare come pezzi di un circuito informatico per ottenere funzioni biologiche nuove. Partito nel 2004 con una cinquantina di parti, oggi il registro ne ha raccolte molte migliaia, grazie al lavoro dei ragazzi di tutto il mondo. “Un patrimonio inestimabile – commenta Cavalcanti – da cui si sta sviluppando una branca della scienza che domani sarà la più feconda di invenzioni e di applicazioni industriali al servizio dell'uomo e dell'ambiente, ma su cui purtroppo l'Italia è molto indietro, a livello accademico e soprattutto a livello industriale”. Su questa branca nuova della scienza, la biologia sintetica, si punta con decisione negli Usa per ottenere i nuovi biocarburanti. E non sarà l'unico campo di applicazione.
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