13 marzo 2009
Green Jobs, 20 milioni di posti di lavoro
Non ci sono solo tagli all'occupazione. Le previsioni, è vero, sono negative: il numero dei disoccupati in Italia aumenta, entro fine anno potrebbero essere due milioni. Ma in questo panorama c’è chi va controcorrente: il settore dell'energia, ad esempio, con le fonti rinnovabili in pole position nelle assunzioni. L'Enel, ad esempio, ha pianificato ben tremila assunzioni nei prossimi treanni, di cui mille nel 2009. A livello globale, il mercato del "lavoro verde" è destinato a espandersi oltre il limite di 20 milioni di lavoratori entro il 2020, di cui circa mezzo milione solo in Italia. Il business delle energie verdi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, "Green Jobs: Towards Decent Work in a Sustainable, Low-Carbon World", avrà un impatto sostanziale sull’orizzonte professionale dei vari Paesi.
Dalla filiera di produzione delle bioenergie - intese come energia ottenuta dalla combustione di biomasse o di biocarburanti - l'Onu si attende l'apporto maggiore: 12 milioni di posti di lavoro (rispetto ai 2 milioni attuali), di cui quasi 300mila in Italia. Nella fabbricazione, installazione e manutenzione di pannelli solari saranno impiegati, entro il 2020, circa 6,3 milioni di lavoratori (rispetto ai 170mila attuali). Due milioni, invece, saranno coinvolti nel settore dell’eolico (oggi 300mila). E poi c’è la strada dell’efficienza energetica nell'edilizia, del riciclaggio dei rifiuti e quella dello sviluppo di veicoli ecologici. Alla fine dell'elenco, 20 milioni di lavoratori sembra addirittura una cifra riduttiva.
Così alle tute blu, ai colletti bianchi, ai colletti grigi di chi non vuole andare in pensione, alle quote rosa e alle tute arancioni degli esploratori della net economy, oggi bisogna aggiungere un colore nuovo all'arcobaleno del mercato del lavoro: quello dei "colletti verdi", che ormai si aggirano in modo trasversale in diversi settori, dall’agricoltura all’impiantistica industriale, dall’architettura a impatto zero fino al managment ambientalista. Il problema, semmai, è la mancanza di skill professionali dedicati. "Nel mondo delle energie alternative c'è molto bisogno di manodopera specializzata e di manager con un'esperienza nel settore, ma abbiamo grandi difficoltà a trovare le competenze giuste", spiega Pietro Valdes, cacciatore di teste per Michael Page, specializzato nel mondo dell'engineering.
I "colletti verdi", infatti, spaziano fra diverse figure professionali, dall’ingegnere meccanico che si dedica alla progettazione di impianti a biomasse, all’operaio eolico addetto alla manutenzione delle turbine. Cresce anche il numero di aziende che assumono figure in grado di provvedere alla razionalizzazione dei consumi e all’efficienza energetica, ricoprendo il ruolo di energy manager o di esperti del riciclo. I liberi professionisti, a partire dall’agronomo fino al consulente "verde", si stanno attrezzando per riuscire a rispondere efficacemente alle esigenze del settore, con competenze specifiche. Nasce un vero e proprio sistema verde, dunque, che in alcuni casi arriva a comprendere perfino l’idraulico ambientalista, che decide di specializzarsi nelle caldaie a biogas, o l’elettricista che installa pannelli solari, abbandonando il vecchio scaldabagno. Anche fra gli artigiani, dunque, c'è chi sceglie di legare i propri affari alla diffusione delle fonti alternative.
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