28 giugno 2009
Fattorie verticali per sfamare l'umanità urbanizzata
Dickson Despommier è un microbiologo della Columbia University, che ha passato 27 anni a studiare le malattie trasmesse dai parassiti, come la malaria o la scabbia. Nel corso dei suoi studi ha capito che l'agricoltura, così come viene praticata oggi, è una delle cause principali di diffusione delle epidemie. Daqui nasce l'idea della fattoria-grattacielo: trasferire le coltivazioni al chiuso, in condizioni controllate, è un buon sistema per eliminare i fattori patogeni ambientali. Ma anche per ridurre l'impronta agricola delle città, che divora sempre più territorio. "L'impronta agricola di New York ha le dimensionidella Virginia", spiega Despommier. "Quella sarebbe l'estensione che si libererebbe coltivando il cibo dei newyorkesi dentro la loro città, in verticale", precisa. "Il territorio liberato dalle coltivazioni potrebbe essere restituito alle foreste, con grande vantaggio per il bilancio delle emissioni. I contadini guadagnerebbero crediti, che alla lunga fruttano più del mais, nello spirito del protocollo di Kyoto". Nel 2001, Despommier ha messo a lavorare un team di ricercatori per definire meglio i dettagli tecnici ed economici delle fattorie verticali, arrivando a concepire un grattacielo di 30 piani in grado di nutrire 50mila persone per tutto l'anno, senza pesticidi e inquinamento. Ora il suo progetto ha attirato l'attenzione di un gigante delle costruzioni come Arup, che vorrebbe realizzarlo nella prima eco-città cinese, e di diverse municipalità, da Chicago a Las Vegas, da Shanghai a Inchon, in Sud Corea.
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