8 aprile 2010
Una rete di città per salvare il clima
Dopo Copenhagen e la delusione della grande diplomazia internazionale, la spinta verso un'economia low carbon riparte dalle politiche locali. Le città, dove abita ormai oltre il 50% della popolazione mondiale, sono in prima linea nella battaglia per la difesa del clima e dell'ambiente: l’impegno locale per le energie rinnovabili, per l’efficienza energetica, per la mobilità sostenibile e per un uso misurato del suolo forma la base su cui si costruisce tutto il resto. "Il processo internazionale deve continuare e continuerà, ma non sarà all'avanguardia, piuttosto seguirà iniziative nazionali, regionali e anche locali", ragiona Carlo Jaeger, del Potsdam Institute for Climate Impact Research, che la settimana prossima parteciperà a Perugia alla conferenza internazionale dell'Alleanza per il clima, la rete europea di 1500 enti locali impegnati nella crescita sostenibile.
Jaeger, che si occupa proprio della traduzione in pratica degli obiettivi salva-clima, è ottimistico sulle prospettive del processo iniziato nel '92 a Rio de Janeiro: "C’è stato un accordo importante sulla soglia massima dei 2 gradi di riscaldamento, condiviso da tutti". Ora bisogna solo tradurlo in pratica. Ma per Jaeger è importante uscire da una prospettiva di scontro fra interessi contrastanti: "Oggi l’ottica prevalente è che bisogna affrontare dei costi nel presente per evitare i rischi futuri, così ognuno cerca di pagare il meno possibile e tutto si blocca. Invece sarebbe più corretto identificare delle situazioni win-win, in cui si possa fare qualcosa di utile per il clima senza imporre dei costi, ma anzi con dei benefici ulteriori". In alcuni Paesi, dice Jaeger, ci siamo già arrivati: "La Germania ha cominciato a inquadrare la situazione in questi termini, sviluppando ad esempio l’industria dell’eolico e del fotovoltaico. Le imprese tedesche che si occupano di fonti rinnovabili fanno un’ottima figura anche in termini di fatturato. Di conseguenza ci sono larghe fasce non solo dell’opinione pubblica, ma anche del mondo finanziario e industriale che cominciano a focalizzarsi sull’individuazione di situazioni win-win. Un’ottica un po’ simile si vede in California, in parte anche in Cina. Siamo solo all'inizio, ma è già un cambiamento di prospettiva importantissimo".
In questo senso la spinta dal basso degli enti locali è fondamentale. "A Monaco abbiamo fissato una roadmap verso un sistema a bassa intensità di carbonio in termini molto stringenti e siamo già a buon punto: se manterremo questo ritmo, entro il 2030 la città avrà tagliato del 50% le sue emissioni rispetto al 1990", spiega Joachim Lorenz, assessore all'Ambiente della metropoli bavarese e presidente dell'Alleanza per il clima. "I progressi verso un'economia low carbon delle città europee sono molto importanti, per dimostrare a grande scala che benessere, prosperità e innovazione possono andare insieme con una forte regressione del volume di emissioni". I membri dell'Alleanza per il clima si sono posti obiettivi ambiziosi: tagliare le emissioni pro capite del 10% ogni cinque anni, dimezzandole appunto entro il 2030 rispetto all'anno base, il 1990. Non tutti ci riusciranno, ma alcune grandi metropoli del mondo tedesco, da Monaco di Baviera a Vienna, stanno rispettando la tabella di marcia. Il traguardo finale sarà di ridurre stabilmente le emissioni sui rispettivi territori a 2,5 milioni di tonnellate di CO2 pro capite. Un traguardo difficile da raggiungere, se si considera che la media europea è 8 milioni di tonnellate pro capite e quella dei Paesi più industrializzati può arrivare ai 10 milioni di tonnellate dei tedeschi o ai 15 milioni degli olandesi. Ma non impossibile, visto che gli svedesi, ad esempio, sono riusciti a ridurle del 15% negli ultimi dieci anni (in Italia invece sono cresciute del 10%).
"I campi d'azione più importanti su cui abbiamo investito sono tre: produzione energetica più pulita, efficienza energetica e traffico", spiega Lorenz. "Da un lato la riconversione delle centrali elettriche: le abbiamo rese più efficienti, utilizzando anche il calore per il teleriscaldamento, e meno inquinanti bruciando gas invece del carbone. Per aumentare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, invece, abbiamo spinto con una serie di incentivi tutti i grandi proprietari immobiliari a installare tetti fotovoltaici e pompe di calore. Poi abbiamo messo in piedi un vasto programma edilizio per l'isolamento termico degli edifici: con un investimento comunale di 10 milioni di euro all'anno abbiamo innescato un investimento privato di 110 milioni su questo fronte. Infine abbiamo introdotto un sistema di divieti e pedaggi per scoraggiare il più possibile l'utilizzo dell'auto nelle due cerchie interne della città, che sarà ulteriormente allargato in ottobre, comprendendo metà del territorio comunale. Abbiamo già 800 chilometri di piste ciclabili e continuiamo a estendere questa rete. Stiamo anche sviluppando una serie di prototipi elettrici di camioncini per le consegne, che poi imporremo gradatamente ai fornitori che vogliono accedere al centro cittadino".
Un altro fronte importante è la misurazione e il benchmarking delle emissioni. "Su questo stiamo lavorando già da anni", precisa Karl-Ludwig Schibel, responsabile per l'Italia dell'Alleanza per il clima e coordinatore da vent'anni a Città di Castello della Fiera delle utopie concrete. "Abbiamo adottato ECORegion, un sistema nato su impulso di comuni e cantoni svizzeri proprio per rispondere a queste esigenze". ECORegion è un software online che non richiede alcuna installazione ma solo il semplice acquisto di una licenza-account, consentendo di calcolare con cadenza annuale il bilancio di CO2 e di consumi energetici del proprio territorio. In pratica è una macchina di calcolo, che utilizza per l’elaborazione sia dati di default desunti dal modello nazionale, sia dati locali calcolati o reperiti in proprio dagli utenti, e permette la ricostruzione della serie storica dal 1990, con la possibilità di elaborare scenari per gli anni futuri. Uno strumento prezioso per chi fa sul serio nella salvaguardia del clima, perché se non si quantificano le emissioni del proprio territorio è impossibile ridurle sul lungo periodo.
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