L'acqua è una
risorsa limitata e, in alcune aree del mondo, scarsa. La quota di esseri umani
a corto di acqua era dell'8% (500 milioni) all'inizio del secolo, ma sarà del
45% (4 miliardi) nel 2050. E anche se questa carenza non è uguale dappertutto,
l'Italia non se la passa benissimo: in vaste zone del Meridione le forniture
sono spesso erratiche, soprattutto d'estate.
Uno dei punti
importanti in qualsiasi processo produttivo attento all'ambiente, quindi, è
l'utilizzo sostenibile dell'acqua.
Per chi la usa solo
nei processi di raffreddamento, come le compagnie elettriche, il riutilizzo è
più semplice: basta convogliarla con dei tubi là dove l'acqua calda può essere
utile. Per le aziende che invece la "sporcano" nei loro processi
produttivi, si tratta di aggiungere dei sistemi di depurazione e rimetterla in
circolo.
Un esempio del
primo caso è la centrale Enel di Civitavecchia: Torrevaldaliga Nord preleva
l’acqua dal mare per il raffreddamento degli impianti e invece di ributtarla in
mare come si faceva un tempo, da anni ormai la riutilizza per altri fini: la
centrale fornisce gratuitamente energia termica all'impianto di floricoltura di
Pantano, dove vengono coltivati cactus, gerani, rose, garofani, petunie e altre
varietà. Tutto avviene in serre che occupano una superficie dl circa 18 ettari,
con un'occupazione media di 330 persone. Il riscaldamento delle colture avviene
utilizzando l'acqua calda che attraverso apposite tubazioni viene portata dalla
centrale alle serre. Ma il calore residuo della produzione di elettricità non è
destinato solo ai fiori. Viene utilizzato anche per l'allevamento di orate e
spigole. L’impianto di itticoltura è situato sul terreno Enel nella zona Nord
Ovest della centrale. E' composto dalle 44 vasche della avannotteria e da
altrettante vasche esterne, che occupano circa 18.000 metri quadri e sono
dedicate al pre-ingrasso e all'ingrasso finale del pesce, con ricambio continuo
di acqua di mare. Questa viene fornita da Enel tramite quattro pompe, di cui
due alimentate ad acqua fredda e due da acqua calda prelevata dal circuito
della centrale. I pesci vengono allevati fino a raggiungere i 350-500 grammi di
peso e poi venduti sul mercato nazionale. L’occupazione media è di circa 35
persone.
Un esempio del
secondo caso è la nuova fabbrica che Renault sta costruendo a Tangeri, in
Marocco, che sarà operativa dall'inizio del 2012 e a pieno regime sfornerà a
400mila veicoli all’anno. Il nuovo stabilimento, realizzato in partnership con
Veolia, ridurrà l'impatto ambientale a livelli mai raggiunti finora per una
fabbrica di montaggio carrozzeria: le emissioni di CO2 saranno ridotte del 98%
e l'utilizzo dell'acqua verrà tagliato del 70% per cento rispetto agli standard
del settore. Questo risultato strabiliante si ottiene alimentando lo stabilimento
con energia da fonti rinnovabili e incrementando l'efficienza energetica dei
processi produttivi: il fabbisogno di energia termica sarà ridotto del 35%
rispetto a una fabbrica con una capacità produttiva equivalente. La quantità di CO2 residua sarà compensata infine con
l'acquisto di crediti di carbonio, ottenuti sempre dalla produzione di energia
verde.
L’acqua utilizzata nell'impianto, inoltre, sarà riciclata consentendo di ridurre i prelevamenti di risorse d'acqua per i processi industriali del 70 per cento: una quantità equivalente, secondo i calcoli della casa francese, a 175 piscine olimpioniche (430mila metri cubi d'acqua). E nessuno scarico di origine industriale sarà mai riversato nell'ambiente: l'impiego di speciali processi di depurazione consentiranno di trasformare i deflussi industriali in acqua purificata. Renault e Veolia hanno lavorato insieme alla riduzione dei consumi del sito, ridefinendo in profondità tutti i processi di produzione. La combinazione tra l'utilizzo di tecnologie innovative e pratiche migliori in termini di recupero delle risorse si dimostra così ancora una volta essenziale per ridurre l'impatto ambientale di una produzione che di solito ha ricadute pesanti sul territorio circostante.