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19 dicembre 2010

I tabelloni luminosi auguravano "buon viaggio": alla faccia dell'infomobilità

Li hanno fatti entrare e poi hanno chiuso tutte le uscite: nella notte del blocco, tra venerdì 17 e sabato 18 dicembre, dei 25 caselli nel tratto toscano dell'Autosole, 19 erano chiusi. Un'immensa prigione a cielo aperto, con temperature sotto zero. Ma sui tabelloni luminosi che ci accompagnano a una densità imbarazzante nei nostri viaggi in autostrada c'era scritto solo "buon viaggio", "allacciate le cinture di sicurezza" e le solite palle. Non uno che prima o dopo il tratto del blocco, avvertisse gli automobilisti di uscire appena possibile dall'autostrada se non volevano restare imbottigliati. Non un'indicazione sulle uscite già sprangate. Alla faccia dell'infomobilità!

Per non parlare di Isoradio, il canale della Rai sulla viabilità, che raccontava di "code a tratti" da ordinaria amministrazione anche dopo ore dall'inizio del blocco totale dell'Autosole tra Incisa, Firenze Sud e Firenze Certosa e dell'A12 tra Rosignano e Collesalvetti, in provincia di Livorno. Non stupisce, dato il modo in cui Isoradio raccoglie le sue informazioni: non in presa diretta ma attraverso gli enti preposti - Anas, Autostrade, Aci, Cciss Viaggiare Informati ecc - che a loro volta dormivano placidamente mentre gli automobilisti erano già in trappola da ore. Nel sito Internet del Cciss Viaggiare Informati, ancora ieri sera l'ultimo aggiornamento del taccuino meteo traffico risaliva al 20 giugno. Dire che l'emergenza non è stata presa abbastanza sul serio sarebbe un eufemismo.

Inutile sperare nel Gps per evitare questi disastri: quando le informazioni mancano da tutte le altre fonti, nemmeno gli automobilisti più efficienti si fidano di seguire il navigatore. Chi lo avesse fatto, vendendo da Sud, sarebbe uscito ad Arezzo, prima di entrare nell'area del blocco, come molti navigatori consigliavano. Ma gli utenti hanno creduto perloppiù ad una svista del Gps, visto che i tabelloni non avvertivano delle uscite chiuse. Chi ha deciso di uscire dopo Arezzo, vedendo i Tir che slittavano pericolosamente, ha trovato già chiuso il casello di Valdarno e quindi ha dovuto proseguire verso Incisa, pensando di uscire allo svincolo successivo, ma era già in prigione e non lo sapeva ancora: 3 chilometri prima di Incisa cominciava il maxi-ingorgo, dov'era destinato a restare fermo 18 ore. Tutto per 20 centimetri di neve. 


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