E allora, cosa significa? I mercati puntano sul default imminente dell’Italia?
«Il mercato sta scontando una probabilità del 30-40% che l’Italia vada in default nel giro di tre mesi. Un aumento del tasso d’interesse del 2% equivale a un maggior costo di servizio del debito di 7 miliardi di euro all’anno, cioè 80 miliardi fino a scadenza. L’Italia può emettere titoli di debito a questo costo al massimo per tre-quattro mesi, non di più», risponde Ruggero De Rossi, operatore a Wall Street sui debiti sovrani.
Quindi il cambio di governo non è servito a nulla? «Qui siamo tutti estremamente delusi dalla mancanza di determinazione di questo nuovo governo italiano. E’ difficile capire perché un premier che ha il pieno consenso di tutto il Parlamento tranne la Lega non abbia ancora agito a due settimane dall’insediamento, in una tale situazione di emergenza».
Beh, diamogli almeno il tempo di nominare i ministri... «Qui non è questione di nomine, ma di decisioni da prendere. Le decisioni, data la situazione, possono essere assunte anche da una persona sola, basta che siano quelle giuste. Invece le voci che corrono ci fanno temere il peggio».
In che senso? «Facendo un rapido calcolo, qui stiamo andando verso una manovra da 10-11 miliardi di euro. Ma non avevamo bisogno di un governo di tecnici per produrre un intervento così ridotto. Di fronte a una ricchezza complessiva degli italiani stimata a quasi 8mila miliardi di euro, una mini-patrimoniale dello 0,5% sui patrimoni al di sopra di un milione di euro non può avere alcun effetto. Per di più, non mi sembra sia prevista una vera riforma del mercato del lavoro, per renderlo più flessibile, togliendo l’articolo 18».
Suggerimenti? «Se il governo italiano vuole salvare il Paese dalla bancarotta, ci vorrebbe una patrimoniale del 5%, non dello 0,5%, colpendo solo i grandi patrimoni naturalmente. In questo modo si otterrebbe anche una ridistribuzione della ricchezza, molto opportuna in un Paese dove il fisco perde ogni anno, per colpa dell’evasione, almeno il 20% delle entrate che gli sono dovute».
Il 5%? Sarebbe una mazzata colossale... «Sempre meglio che andare in default. Quando è andata in bancarotta, l’Argentina ha dovuto svalutare del 70% la sua moneta, quindi i suoi abitanti hanno perso il 70% del loro patrimonio, altro che 5%! Questo sì che sarebbe un danno colossale per l’Italia. Disastri di questo tipo bloccano un Paese per dieci o vent’anni».
L’Europa non può proteggerci? «Certo, si può sempre ricorrere alla Bce per ridurre il debito e ricapitalizzare le banche. Ma in quel caso l’Italia dev’essere disposta a perdere la propria sovranità fiscale. Non sarebbe meglio cercare di salvarsi da soli?».