Come nulla?
"Ma sì,
nulla. Prima di tutto le dimensioni dell'economia greca sono molto
contenute, per cui non è un gran danno. E poi ormai lo sanno anche i
bambini delle elementari che la Grecia è in bancarotta, quindi tutti
dovrebbero aver già preso le proprie precauzioni".
Fa bene a usare il condizionale,
perché sappiamo che non è così.
"Purtroppo
non è mai così. Anche quando c'è stato il crack Lehman, lo
sapevamo tutti, ma non tutti avevano preso le precauzioni del caso.
Il Reserve Fund, ad esempio, aveva in tasca centinaia di milioni di
titoli emessi da Lehman quando la banca è andata in fallimento.
Questo ha generato il panico sui mercati monetari, causando una fuga
disordinata degli investitori, che ha messo in moto la crisi
finanziaria in cui ci troviamo ancora".
Potrebbe scattare un meccanismo
analogo anche con il default della Grecia?
"Potrebbe. Il
problema è che non sappiamo con certezza quanti titoli greci abbiano
in tasca le banche, soprattutto quelle francesi. La reazione di
Nicolas Sarkozy, così radicalmente contraria al fallimento della
Grecia, può essere interpretata in molti modi. Il più facile è che
lui invece lo sappia. La preoccupazione di Sarkozy, quindi, mi
preoccupa".
Quindi ci avviciniamo a un nuovo
settembre 2008?
"Peggio,
direi. Allora si diceva che lo Stato poteva risolvere il problema.
Oggi è lo Stato all'origine del problema. Purtroppo il sistema
bancario europeo è legato a doppio filo ai debiti sovrani, perché
la Bce ha spinto le banche a comprarne tanti. Ma alla fine questo
potrebbe diventare un abbraccio mortale per tutti e due".
Se la Grecia andasse in default,
dovrebbe uscire dall'euro?
"Non
necessariamente, anzi, direi che è improbabile. Per la Grecia
resuscitare la dracma avrebbe un solo vantaggio: potrebbe svalutare
la sua moneta, quindi aumentare la competitività dei suoi prodotti e
dare un po' di fiato alla sua economia. Ma non dimentichiamo che per
uscire dall'euro la Grecia dovrebbe anche rinominare in dracme tutti
i suoi debiti. Finché si tratta di debiti sovrani, questo si può
ancora fare. Ma i debiti fra privati non possono cambiare valuta e
quindi le società private greche si troverebbero ad avere entrate in
dracme, molto svalutate, e debiti in euro, insostenibili. Tutte le
grosse società greche, quindi, andrebbero subito in bancarotta".
Quindi uscire dall'euro le
costerebbe troppo caro?
"Esattamente.
L'opzione meno costosa, per la Grecia e anche per l'Italia in caso
venisse travolta dal panico sui mercati, sarebbe di sdoppiare
l'eurozona in un euro Nord e un euro Sud. Questo non comporterebbe
dei fallimenti a catena".
Ma sarebbe comunque un'ipotesi molto
estrema...
"Sì, molto
estrema. Con conseguenze di vastissima portata".
Quante probabilità ci sono che
questa opzione si avveri?
"Non vorrei
fare l'uccello del malaugurio, anche perché di solito ci piglio. Ma
sul mercato delle scommesse si dà al 40% la probabilità che un
Paese dell'euro esca dall'eurozona entro la fine del 2012. Quindi si
tratta di un'eventualità abbastanza realistica".
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