Dopo la corsa ai primati mondiali sulla produzione industriale e sulle riserve di valuta, la Cina si avvia a diventare una superpotenza anche nel nucleare, non solo sul piano della capacità installata, ma anche dell'innovazione tecnologica.
La prima pietra del nuovo reattore nucleare di Ningde è stata posata giusto qualche settimana fa, ma il nuovo impianto situato nella provincia del Fujian dovrebbe diventare operativo già entro la fine del 2012, con i consueti tempi rapidi dei cinesi. Superato rapidamente lo shock di Fukushima, Pechino ora schiaccia l'acceleratore sul piano nucleare per ridurre la sua dipendenza dal carbone, che oggi copre quasi il 70% del fabbisogno energetico del Paese e contribuisce per l'83% alle sue emissioni di gas serra. Il piano nucleare messo a punto dal Dragone è senza dubbio il più importante per investimenti, impiego di tecnologia e tempi di realizzazione nella storia dell'industria atomica. Oggi, oltre la Grande Muraglia, sono in funzione 12 reattori, distribuiti su 4 centrali che hanno una capacità complessiva di 10mila megawatt annui. L'obiettivo di Pechino, secondo quanto previsto da una recente revisione del piano originario elaborato nei primi anni Duemila, è di aumentare la capacità atomica cinese a 70 gigawatt entro il 2020, tramite la costruzione di 28 reattori di nuova generazione. Di questi, una ventina sono già in costruzione e almeno una dozzina dovrebbe entrare in funzione già entro il 2015. Procedendo a questo ritmo, nel 2030 o forse anche prima Pechino arriverà a insidiare il primato degli Usa, con quasi 100 gigawatt installati. L'uranio per alimentarli sarà reperito in parte tra le mura di casa (lo Xinjiang è ricco di giacimenti e questa è la ragione per cui Pechino ha sempre stroncato sul nascere qualsiasi tentazione indipendentista della provincia dell'Ovest) e in parte sui mercati internazionali, dove il Dragone negli ultimi anni ha concluso numerosi accordi con grandi Paesi produttori come Australia e Kazakhstan.
Così la Cina, seguita dagli altri Paesi emergenti, si avvia a superare a passo di carica il parco di generazione nucleare di tutti i Paesi europei, salendo in pochi anni dal decimo al secondo posto nella top ten delle nazioni che sfruttano il nucleare civile, secondo un'analisi della società di ricerche americana Enerdata. La Russia salirà dal quarto al terzo posto, la Francia scenderà dal secondo al quarto e la Corea del Sud avanzerà dal sesto al quinto, mentre l'India e la Turchia entreranno nella top ten al settimo e all'ottavo posto. Il tutto per l'effetto combinato del post-Fukushima, che sta portando i Paesi occidentali ad abbandonare progressivamente l'atomo e i Paesi emergenti ad adottarlo, per soddisfare le crescenti necessità di energia non inquinante. Il piano cinese comporta un investimento complessivo di 120 miliardi di dollari, una cifra colossale che ha attirato come mosche al miele i grandi constructor internazionali come Areva, Westinghouse, Aecl, General Electric o Rostam, per i quali la scommessa cinese sul nucleare è una ghiotta e irripetibile opportunità di business. Ma non attira solo loro.
Bill Gates ha deciso di scommettere sul nucleare cinese per realizzare il suo vecchio sogno di sviluppare un nuovo tipo di reattore, più pulito ed efficiente, che produrrebbe meno scorie e potrebbe funzionare per anni senza integrazioni del combustibile. Il fondatore di Microsoft vorrebbe offrire ai cinesi l'opportunità di sviluppare insieme un reattore a onde progressive (Traveling Wave Reactor), già progettato dalla società ingegneristica TerraPower. Il contributo alla ricerca, in partnership tra il multimiliardario e la China National Nuclear Corporation, è stato valutato in un miliardo di dollari per i prossimi cinque anni.
TerraPower starebbe cercando un Paese per ospitare il reattore sperimentale, impossibile da costruire in tempi rapidi negli Stati Uniti a causa della legislazione vigente. E la Cina sembrerebbe il candidato più probabile per avviare la sperimentazione. I contatti fra Gates a la Cnnc vanno avanti dal 2009, ma la notizia dell'accordo è trapelata nei giorni scorsi, quando il general manager del colosso cinese Sun Qin ha rivelato: "Gates sta lavorando con noi". Il contributo di Gates, notoriamente a favore del nucleare, che considera una soluzione migliore delle rinnovabili (definite "soluzioni attraenti per il mondo ricco") per i Paesi in via di sviluppo, potrebbe consentire alla Cina un rapido balzo in avanti anche sotto il profilo della tecnologia, finora sempre comprata all'estero.
Il ruolo chiave per l'intera industria, insomma, sta passando alla Cina, non solo per i 28 reattori in fase di realizzazione, ma anche per le innovazioni innescate in prospettiva da questo gigantesco programma.
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