Ogni turbina eolica, in Scozia, ha un
nome. C'è White Dragon e Windy Wallace, Highland Spinner e e Twisty
Turner. Sono i bambini delle scuole di Inverness che le hanno
chiamate così. Per loro sono figure amichevoli, anche perché da
quel vento le loro famiglie ci guadagnano. La crescita fenomenale
della produzione di energia pulita scozzese, considerata un caso di
scuola nella corsa europea allo sviluppo sostenibile, è strettamente
legata alla voglia di partecipazione di queste comunità.
"Le cooperative cresciute attorno
ai parchi eolici della zona raccolgono oltre 2.500 famiglie, che
hanno investito di tasca propria in totale 5 milioni di sterline",
spiega Graham Strachan, presidente della prima cooperativa e anima
dell'iniziativa, che ha coinvolto finora 5 diversi parchi eolici
realizzati dall'italiana Falck Renewables. "Il ritorno
sull'investimento è molto interessante, supera il 10%", precisa
Strachan. E di questi tempi, non è facile trovare un investimento
sicuro con rendimenti di questa portata. "C'è chi investe pochi
soldi a nome dei suoi nipotini e chi ci mette tutta la liquidità che
possiede per costruirsi una pensione", racconta Strachan. Le
cooperative danno la possibilità ai singoli individui di acquistare
una quota dei parchi eolici a partire da 250 sterline, poco più di
300 euro, e non oltre le 20mila. La prima cooperativa è stata quella
di Boyndie, nell'Aberdeenshire. Sono seguiti i parchi di Kilbraur nel
Sutherland, Ben Aketil sull'isola di Skye e Millennium vicino a
Inverness. "Oltre 1 milione di sterline è arrivato finora alle
comunità coinvolte e in complesso è prevedibile che riceveranno
almeno 11 milioni di sterline nel corso della vita di questi
impianti, cioè altri vent'anni", precisa Strachan.
La modalità di coinvolgimento è quasi
sempre la stessa. Non appena una nuova centrale eolica viene
pianificata, le comunità locali sono coinvolte e consultate ad ogni
stadio dello sviluppo e nelle successive attività. Questo aiuta a
creare i necessari legami con gli abitanti del luogo. Falck ha
sperimentato anche un approccio che integra le turbine di proprietà
della comunità nei progetti del gruppo, come nel caso del parco di
Earlsburn nello Stirlingshire, dove una delle turbine è di proprietà
del paesino di Fintry. Gli abitanti di Fintry desideravano da tempo
una propria turbina e Falck ha lavorato con la comunità ad un piano
per installarla accanto alle 14 già previste dal piano del suo
parco. Con il ricavato della turbina, oltre 100mila euro all'anno,
Fintry ha realizzato progetti per isolare le abitazioni, ha
installato caloriferi nell'atrio del centro comunale e ha fornito
caldaie a legna per il centro sportivo.
Più in generale, ogni progetto cerca
di aggregare le risorse presenti sul territorio. Nella fase di
costruzione e operatività dell'impianto, vengono stipulati contratti
con aziende locali, laddove possibile e commercialmente fattibile.
Fin dal primo parco eolico scozzese, realizzato nel 2006, Falck ha
firmato contratti con imprese scozzesi per circa 40 milioni di
sterline, con una media di 140 persone impegnate nei lavori di
progettazione e costruzione. Il prossimo, in costruzione a Nutberry,
sarà pronto a metà 2013. Si cerca inoltre di rendere le centrali
eoliche parte integrante delle comunità in cui sono localizzate.
Gruppi di scolari del luogo e di altre comunità vengono regolarmente
a visitare i siti e gli stessi ingegneri di Falck forniscono
spiegazioni sull'energia eolica alle scuole. In pratica, dopo aver
abbandonato l'acciaio, l'azienda italiana sta riproponendo all'estero
l'imprenditoria sociale che era il suo marchio di fabbrica a Sesto.
La storia della sua crescita nel Regno Unito, dove ha altri tre
progetti eolici già autorizzati, è la dimostrazione di come
profitto e sviluppo possano essere raggiunti in modo sostenibile,
creando benessere per tutti gli stakeholders: azionisti, dipendenti,
territorio e comunità locali.