Parigi chiama Berlino per agganciarsi
alla transizione energetica del potente vicino, in uscita dal
nucleare. Laurent Fabius e Delphine Batho, ministri degli Esteri e
dell'Energia, hanno lanciato un deciso appello pubblico a favore di
una politica comune "rinnovata, solidale e aggressiva" e
per la "costituzione di un campione europeo dell'energia
rinnovabile", un Airbus delle fonti verdi, a partire dalle
eccellenze europee già presenti nel settore, dall'eolico al solare,
dai veicoli elettrici alle energie marine, passando per l'efficienza
energetica.
Dopo la Germania, anche la Francia
comincia a prendere sul serio l'idea di una politica energetica che
guardi oltre l'atomo. Non a caso Edf, Areva e Alstom si sono lanciate
nel mondo delle fonti rinnovabili, costruendo dal nulla e con
successo, ad esempio, un comparto eolico che fino a poco tempo fa non
avevano. Sull'altra sponda del Reno, Siemens ha deciso di uscire
completamente dal nucleare e si è buttata a corpo morto nell'eolico
offshore, dove ormai ha una quota di mercato del 75%. Con un'alleanza
in questo settore, Parigi e Berlino potrebbero creare un campione
europeo imbattibile, capace di far fronte alla potente concorrenza
cinese. Altrettanto potrebbero tentare mettendo a fattor comune le
eccellenze di Alstom e Siemens sulle smart grid o sull'efficienza
energetica. Per non parlare del solare, dove i big tedeschi, da
Solarworld a Q-Cells, potrebbero felicemente coniugarsi con le regine
francesi, come Soitec o Photowatt, recentemente acquisita da Edf.
L'appello dei ministri francesi è
tanto più significativo, in quanto arriva dal campione mondiale
dell'industria nucleare, che per cinquant'anni si è mosso in totale
autarchia rispetto alla politica energetica europea. Ma dopo
Fukushima anche la Francia, estremamente legata all'atomo con il 75%
di produzione elettrica nucleare, ha deciso di scendere a quota 50%
al 2025, limite entro il quale il Belgio si è dato l'obiettivo di
uscire completamente dal nucleare, da cui oggi deriva il 51% della
sua produzione elettrica. La Germania, da parte sua, conta di
abbandonare l'atomo entro il 2022 e la Svizzera, con il 40% di
produzione elettrica da nucleare, è intenzionata a seguirla. La
decisione sulle tecnologie da privilegiare per sostituire quella
parte del parco nucleare, che sta diventando progressivamente
obsoleto e verrà spento, è la più importante scelta industriale
cui sono chiamati i governi europei attualmente in carica.
Fabius e Batho non citano a caso
l'esempio di Airbus, il consorzio d'imprese aeronautiche francesi e
tedesche - cui si sono poi aggiunti spagnoli e britannici - creato
nel 1970 per competere ad armi pari con i colossi americani del
settore. Proprio Louis Gallois, ex numero uno di Airbus, è il
mandarino a cui François Hollande ha affidato il compito di dare la
sveglia alla competitività francese, commissionandogli un rapporto
su cui è in corso un furioso dibattito interno. Lo stesso Hollande
ha già suggerito, in un discorso sul futuro industriale europeo, che
Parigi e Berlino "potrebbero costituire un'avanguardia,
lanciando una cooperazione tra le aziende dei due Paesi impegnate
nella transizione energetica". Un dibattito analogo infuria in
Germania, dove Michaele Schreyer, ex commissaria europea dei verdi,
combatte da anni per il lancio di un'agenzia europea per le rinnovabili,
Erene, che faccia le funzioni svolte un tempo dall'Euratom per il
nucleare. La grande industria ha preso perfettamente sul serio
Angela Merkel nella sua svolta energetica fuori dall'atomo, che il
ministro dell'Ambiente, il cristiano democratico Peter Altmaier, ha
definito "il nostro sbarco sulla luna", intendendo con
questo l'apertura di un orizzonte industriale totalmente nuovo. Ma la
spartizione della nuova torta per ora è una battaglia tutta interna.
I francesi invece vogliono capire se la
Germania, al cui recente miracolo economico ha contribuito non poco
la crescita fenomenale dell'industria delle rinnovabili, vorrà
"sbarcare sulla luna" da sola o in compagnia. Ha senso
tappezzare di pannelli solari Made in China i campi del Nord della
Germania, dove il sole non c'è, solo per mancanza di un progetto
comune? Non sarebbe meglio lanciare una strategia continentale delle
fonti rinnovabili, mettendo in rete il vento del Nord e il sole del
Sud, le biomasse dei campi e le correnti marine della Manica, per
convogliarle in un mercato comune, facendo leva sulle eccellenze di
ogni Paese? E' quello che si chiede anche il commissario europeo
Günther Oettinger quando invita i tedeschi a "includere
l'Europa" nella loro svolta: "I costi della transizione
saranno più bassi". E' quello che chiederanno anche Laurent
Fabius e Delphine Batho "al Consiglio Energia della Ue in
programma il prossimo maggio, facendo leva sulla cooperazione
franco-tedesca". Gli altri, intanto, stanno a guardare.
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